LA SEGREGAZIONE DEGLI ANZIANI È MALTRATTAMENTO

Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) del Consiglio d’Europa ha presentato oggi il suo rapporto sulle condizioni di vita legate alla situazione di segregazione degli anziani ospiti delle RSA italiane, prolungato ben oltre la fine dell’emergenza pandemica.

Il rapporto – frutto del lavoro di visite e documentazione attivato dal CPT  da febbraio 2020 in Lombardia al Pio Albergo Trivulzio e all’istituto Palazzolo di Milano, anche grazie alle testimonianze e alle segnalazioni di Felicita – indica che “alla luce dell’elevato livello di segregazione dovuto alle prolungate e indefinite restrizioni legate al Covid-19 i residenti delle due RSA visitate potrebbero essere considerati come detenuti privati della loro libertà, e che le restrizioni istituite (soprattutto in termini di mancato accesso all’aria fresca, ridotte attività riabilitative e ricreative e meno visite familiari) hanno avuto effetti graduali e deleteri sullo stato di salute somatico e mentale dei residenti, in particolare nell’RSA Pio Albergo Trivulzio.”

Il CPT raccomanda alle autorità italiane di  “prendere misure urgenti per ridurre le restrizioni in atto”.

Ringraziamo di cuore i membri del CTP per l’impegno e la cura profusi nel loro lavoro che ha saputo ascoltare anche la voce dei parenti nell’intento di migliorare le condizioni di vita degli anziani più fragili.

Qui il link al rapporto (pagina 4):

https://rm.coe.int/1680aaaa2d

Al Pat si passò da una sottovalutazione del virus a un eccesso di sicurezza imposta, misure esagerate che impedirono agli ospiti i contatti con i familiari, di fatto segregandoli – come attesta la Commissione del Consiglio d’Europa – nella struttura.

Il Giorno 25 marzo 2023:

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/segregazione-degradante-ospiti-del-pat-vittime-due-volte-prima-il-virus-poi-le-chiusure-3daee0d4

Il Fatto Quotidiano 25 marzo 2023:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/25/detenuti-privati-della-loro-liberta-gli-anziani-nelle-rsa-italiane-secondo-il-comitato-ue-contro-la-tortura-giudici-tutelari-vigilino/7108903/

Felicita a 37 e 2 di Radio Popolare

Di fronte a questa tragedia si è parlato spesso di rimozione, quasi un’autodifesa collettiva di fronte all’angoscia provocata dalle tante morti. Siamo invece di fronte a qualcosa di  molto più grave della rimozione: in questi 3 anni  si è attuata una totale negazione autoassolutoria delle responsabilità individuali, istituzionali e politiche da parte di chi, a vario titolo, avrebbe dovuto fare il possibile per proteggere la salute dei più fragili. 

Una negazione fondata sull’idea che la pandemia era un evento quasi naturale, imprevedibile al pari di un terremoto. Lo scudo penale introdotto dal governo Draghi per escludere dai casi di colpa grave il personale sanitario, e poi di fatto esteso dalle procure ai responsabili amministrativi delle strutture per archiviare le inchieste,  in fondo ufficializzava proprio l’impossibilità di affrontare la pandemia. Assolvendo di ogni responsabilità proprio chi doveva prevenire i rischi, applicare le procedure di sicurezza, fare tutto il possibile per limitare i danni. Non una bella premessa per il futuro. 
Se consideriamo il Covid-19 uno Stress test l’esito è certamente stato negativo (cit prof Ranci). Abbiamo imparato qualcosa?

Dopo un tale disastro ci si aspetterebbe una corsa ai ripari per fare in modo che quanto successo non possa più accadere. Invece no:

Come familiari ci siamo scontrati con con la completa assenza delle Istituzioni, allora come oggi, quando sono in molti a dire che questo processo non s’ha da fare. Un processo importante per le dimensioni della tragedia e la gravità dei fatti, che consentirebbe di accertare quelle responsabilità penali ancora in forse, stando che, dopo tre anni, siamo ancora alle indagini preliminari. Perché?

Perchè tanto impegno a non voler capire che cosa è successo anche a costo di rinunciare alla resa della sanità di fronte a pandemie future?

Va tutto bene purchè nulla cambi? E che cos’è che non si deve sapere? Forse che gli anziani non autosufficienti sono considerati persone residuali, corpi utili quali righe di bilancio per lauti profitti? Ma che cosa c’entra il profitto con la salute delle persone?

Come siamo arrivati a questo?
Ecco forse da qui dobbiamo cominciare per raccontare, capire e inquadrare meglio i fatti occorsi. Dalla storia dei familiari che, come testimoni diretti della strage, ostinatamente stanno lottando perché venga fatta luce su quanto accaduto. E forse questa storia non riguarda solo noi. È una storia che ci riguarda tutti.

Quando i periti parlano prima di fare la perizia

Al di là della nostra soddisfazione per gli approfondimenti delle indagini, disposte dal gip nel corso dell’udienza di lunedì 6 marzo con la formulazione dei quesiti e l’estensione del periodo di osservazione, riteniamo francamente sconvenienti le dichiarazioni pubbliche rilasciate da alcuni periti nominati dal Pio Albergo Trivulzio durante le interviste alla stampa, volte a negare il senso stesso dell’inchiesta.

Dichiarazioni inopportune,  innanzitutto, per la manifesta mancanza di rispetto verso i parenti delle vittime, parti lese coinvolte che non sono in cerca di una sommaria vendetta ma in attesa, attraverso la via processuale, di quel dovuto accertamento delle eventuali responsabilità penali per quanto accaduto.

Dichiarazioni inappropriate anche rispetto alla serietà del proprio ruolo professionale di consulente tecnico, seppure di parte, dal quale ci si aspetterebbe un impegnativo lavoro di studio degli atti (sono stati richiesti 6 mesi di tempo per fornire le relazioni finali rispondendo ai quesiti) prima di arrogarsi il compito di  emettere giudizi tanto solerti quanto prematuri.

Dichiarazioni irriguardose, infine, nei confronti del giudice che ha respinto l’archiviazione avendo individuato negli atti dell’inchiesta numerosi elementi che evidenziavano irregolarità e lacune nelle procedure di sicurezza e nella gestione del rischio di contagio da parte della struttura.

Appurare la verità a fronte di un dramma che ha colpito l’intera comunità cittadina dovrebbe invece essere interesse di tutti, a partire dalle stesse parti chiamate a compiti di cura e protezione dei più fragili.

Foto da: servizio TG LA7 – 6 marzo 23

UN BUON RISULTATO – I quesiti del giudice

Ampi e dettagliati sono i quesiti stabiliti dalla Gip Marta Pollicino all’udienza del 6 marzo per l’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio. 

I periti nominati dalla giudice e dalle parti dovranno:
– individuare i soggetti positivi al Covid tra degenti e personale nel periodo esteso al 31 dicembre 2020;
– valutare la conformità alle normative e la tempestività delle misure cautelari rispetto al contenimento del rischio di contrarre il virus;
– confrontare i dispositivi e le misure di sicurezza conosciuti e raccomandati dalla comunità scientifica ed imposti dalle autorità competenti con quelli messi in atto e forniti dal Pat. 

Il Giorno – 6 marzo 23: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/pio-trivulzio-covid-indagini-rsa-morti-r0e3x282

Qui l’intervista all’avv Luigi Santangelo, legale Ass. Felícita, di LSM & Associati, dopo l’udienza, (TG LA7)


Qui l’intervista al Presidente di Felícita, Alessandro Azzoni, rilasciata dopo l’udienza, a Radio Popolare: 


Nelle foto: Avv. to Luigi Santangelo dello studio legale LSM & Associati e Alessandro Azzoni, Presidente Felícita.

UDIENZA PAT: accertamenti estesi a tutto il 2020

Un’udienza decisiva per Felicita si è tenuta ieri presso l’aula bunker, un passaggio importante sulla strada verso un processo che possa accertare le eventuali responsabilità penali in relazione ai numerosi decessi avvenuti al Pio Albergo Trivulzio durante i primi mesi della pandemia. 

Siamo particolarmente soddisfatti perché l’oggetto della perizia è stato esteso e abbraccerà tutto il 2020 come avevamo richiesto. Lo studio dei contagi sarà sviluppato con una suddivisione dei reparti considerando sia i degenti, gli operatori, le lesioni e gli omicidi.

Dentro le mura del PAT, luogo in cui il diritto alla salute doveva essere tutelato al massimo, in una manciata di settimane hanno perso la vita più di 400 persone, e molte di più – tra 500 e 1000 ne contano i Consulenti Tecnici della Procura – si sono ammalate di Covid.

Nonostante, o forse proprio a causa della loro gravità, i fatti occorsi nel 2020 al PAT e nelle altre RSA rischiano di essere dimenticati, cancellati dalla memoria dei media e degli amministratori, dell’opinione pubblica e, alla fine, anche dalla giustizia.

L’Associazione Felicita non può rimanere in silenzio davanti a questo tentativo di rimozione collettiva. Un tentativo che ha trovato sponda nel 2021 con il decreto Cura Italia emanato dall’allora governo Draghi che, con l’introduzione dello scudo penale per gli operatori sanitari, prevedeva come motivo di esclusione dai casi di colpa grave la scarsa disponibilità delle risorse e delle conoscenze necessarie per far fronte alla pandemia.

Nascondersi dietro l’imprevedibilità e la mancanza di conoscenze di fronte a eventi che riguardano i rischi della salute comunitaria è un segno di irresponsabilità da parte della politica ma anche di tutti i soggetti preposti proprio alla sua tutela.

Comunicato Stampa – Udienza 6 marzo

PAT: UDIENZA PER INCIDENTE PROBATORIO

Lunedì 6 marzo alle ore 11, presso l’aula bunker 1 di Milano, in piazza Filangieri 1, si terrà l’udienza fissata per procedere con l’incidente probatorio.
Dopo l’opposizione dell’Associazione Felicita alla richiesta di archiviazione delle indagini presentata dalla procura di Milano, e l’ordinanza di ulteriori approfondimenti da parte del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Milano,  questa udienza – nella quale i nostri legali presenteranno l’elenco dei nostri consulenti di parte e i quesiti per incidente probatorio – costituisce un passaggio importante sulla strada verso un processo che possa accertare le eventuali responsabilità penali in relazione agli oltre 300 decessi avvenuti al Pio Albergo Trivulzio durante i primi mesi della pandemia. 

All’udienza parteciperanno molti parenti delle vittime, oltre al direttivo della nostra associazione che, insieme ai parenti dei deceduti, si è costituita come parte offesa.  In allegato l’ordinanza di ammissione all’incidente probatorio.

Incidente-probatorio-