Tra il 21 febbraio e il 5 aprile 2020 ci furono quindicimila decessi nelle case di riposo eccedenti la mortalità ordinaria, secondo le statistiche ISTAT. Tutto ció avvenne nel totale silenzio.
Se la pandemia scoppiata in quel periodo costituì una sorta di stress test che ha mostrato come il sistema delle RSA sia stato carente, inadeguato nel proteggere i più fragili e privo quasi totalmente di controlli e verifiche, è possibile che ad oggi nulla sia cambiato?
L’associazione Felícita, in rappresentanza dei familiari delle RSA, ha contribuito con le sue testimonianze e ha partecipato alla presentazione e dibattito con il Presidente Alessandro Azzoni.
IL RAPPORTO DEL CPT E LA SEGREGAZIONE DEGLI ANZIANI NELLE RSA OLTRE LA FINE DELL’EMERGENZA PANDEMICA
L’intervento del presidente di Felícita, Alessandro Azzoni, mette in relazione quanto successo nelle RSA durante la prima fase della pandemia – con la sottovalutazione dei rischi per gli anziani fragili – l’eccesso di restrizioni nei due anni seguenti, con il grave isolamento totale degli ospiti – e la mancanza di trasparenza nella gestione delle strutture che spesso vivono in una zona franca, libera dal controllo pubblico, chiusa al confronto critico con il personale e ostile alla collaborazione con i familiari.
Webinar completo sul rapporto 2023 del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e delle Pene o Trattamenti Inumani o Degradanti presentato al governo:
Nonostante la costante narrazione idilliaca, impossibile non vedere il filo rosso tra il pesante clima che da tempo si respira nelle relazioni tra il personale e la direzione al Pio Albergo Trivulzio – dove il numero impressionante di procedimenti disciplinari e di dimissioni sono ineguagliati in Lombardia – e un’impostazione aziendale improntata alla volontà di tacitare ogni dissenso e ridurre al silenzio ossequioso quei medici, Oss, infermieri, assistenti sociali, financo personale amministrativo e parenti degli ospiti, che esprimano un qualsivoglia dissenso sulla qualità dei servizi forniti.
Un’impostazione totalmente contraria ad una trasparente collaborazione tra le diverse professionalità degli operatori, i differenti bisogni degli ospiti, le tante esperienze dei familiari, richiesta ad un’azienda a carattere pubblico.
In attesa che Comune e Regione, rappresentati nel Consiglio di Indirizzo del Pat, incontrino i sindacati che hanno chiesto un intervento per un immediato cambio di rotta, Felicita ha segnalato all’ Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) quegli articoli del recente Codice Etico del Pio Albergo Trivulzio in chiara violazione della legge a tutela dei dipendenti che effettuano segnalazioni di comportamenti illeciti o irregolarità, e in contrasto con le stesse linee di indirizzo del Piano di Prevenzione della Corruzione e Programma Triennale Trasparenza e Integrità 2022-2024 stilato dal Pat.
La segnalazione è stata inoltrata per conoscenza anche al Prefetto di Milano, dott. Renato Saccone, e al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza del Comune di Milano, dott. Fabrizio Dall’Acqua.
Fonte foto: Ali
TESTO SEGNALAZIONE ANAC:
“Alla luce del prolungato stato di tensione tra la direzione del Pio Albergo Trivulzio e il personale sanitario, come emerso da articoli di stampa e denunciato dai sindacati, dei numerosi procedimenti disciplinari in particolare nei confronti di medici e rappresentanti sindacali, delle indicazioni che ci provengono da alcuni parenti da noi rappresentati, segnaliamo che alcuni articoli del Codice Etico del Pio Albergo Trivulzio -che oltre ai dipendenti anche i parenti degli ospiti sono obbligati a firmare appaiono, in particolare nell’articolo 17:
1) in contraddizione ai principi generali espressi negli articoli 2 e 13 dello stesso Codice Etico (parti evidenziate);
– la Legge 30 novembre 2017, n. 179, recante “Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”, c.d. legge sul Whistleblowing;
– la Determinazione ANAC n. 6 del 28 aprile 2015 – “Linee guida in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti (c.d. whistleblower)”.
Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) del Consiglio d’Europa ha presentato oggi il suo rapporto sulle condizioni di vita legate alla situazione di segregazione degli anziani ospiti delle RSA italiane, prolungato ben oltre la fine dell’emergenza pandemica.
Il rapporto – frutto del lavoro di visite e documentazione attivato dal CPT da febbraio 2020 in Lombardia al Pio Albergo Trivulzio e all’istituto Palazzolo di Milano, anche grazie alle testimonianze e alle segnalazioni di Felicita – indica che “alla luce dell’elevato livello di segregazione dovuto alle prolungate e indefinite restrizioni legate al Covid-19 i residenti delle due RSA visitate potrebbero essere considerati come detenuti privati della loro libertà, e che le restrizioni istituite (soprattutto in termini di mancato accesso all’aria fresca, ridotte attività riabilitative e ricreative e meno visite familiari) hanno avuto effetti graduali e deleteri sullo stato di salute somatico e mentale dei residenti, in particolare nell’RSA Pio Albergo Trivulzio.”
Il CPT raccomanda alle autorità italiane di “prendere misure urgenti per ridurre le restrizioni in atto”.
Ringraziamo di cuore i membri del CTP per l’impegno e la cura profusi nel loro lavoro che ha saputo ascoltare anche la voce dei parenti nell’intento di migliorare le condizioni di vita degli anziani più fragili.
Al Pat si passò da una sottovalutazione del virus a un eccesso di sicurezza imposta, misure esagerate che impedirono agli ospiti i contatti con i familiari, di fatto segregandoli – come attesta la Commissione del Consiglio d’Europa – nella struttura.
Di fronte a questa tragedia si è parlato spesso di rimozione, quasi un’autodifesa collettiva di fronte all’angoscia provocata dalle tante morti. Siamo invece di fronte a qualcosa di molto più grave della rimozione: in questi 3 anni si è attuata una totale negazione autoassolutoria delle responsabilità individuali, istituzionali e politiche da parte di chi, a vario titolo, avrebbe dovuto fare il possibile per proteggere la salute dei più fragili.
Una negazione fondata sull’idea che la pandemia era un evento quasi naturale, imprevedibile al pari di un terremoto. Lo scudo penale introdotto dal governo Draghi per escludere dai casi di colpa grave il personale sanitario, e poi di fatto esteso dalle procure ai responsabili amministrativi delle strutture per archiviare le inchieste, in fondo ufficializzava proprio l’impossibilità di affrontare la pandemia. Assolvendo di ogni responsabilità proprio chi doveva prevenire i rischi, applicare le procedure di sicurezza, fare tutto il possibile per limitare i danni. Non una bella premessa per il futuro. Se consideriamo il Covid-19 uno Stress test l’esito è certamente stato negativo (cit prof Ranci). Abbiamo imparato qualcosa?
Dopo un tale disastro ci si aspetterebbe una corsa ai ripari per fare in modo che quanto successo non possa più accadere. Invece no:
Come familiari ci siamo scontrati con con la completa assenza delle Istituzioni, allora come oggi, quando sono in molti a dire che questo processo non s’ha da fare. Un processo importante per le dimensioni della tragedia e la gravità dei fatti, che consentirebbe di accertare quelle responsabilità penali ancora in forse, stando che, dopo tre anni, siamo ancora alle indagini preliminari. Perché?
Perchè tanto impegno a non voler capire che cosa è successo anche a costo di rinunciare alla resa della sanità di fronte a pandemie future?
Va tutto bene purchè nulla cambi? E che cos’è che non si deve sapere? Forse che gli anziani non autosufficienti sono considerati persone residuali, corpi utili quali righe di bilancio per lauti profitti? Ma che cosa c’entra il profitto con la salute delle persone?
Come siamo arrivati a questo? Ecco forse da qui dobbiamo cominciare per raccontare, capire e inquadrare meglio i fatti occorsi. Dalla storia dei familiari che, come testimoni diretti della strage, ostinatamente stanno lottando perché venga fatta luce su quanto accaduto. E forse questa storia non riguarda solo noi. È una storia che ci riguarda tutti.
Al di là della nostra soddisfazione per gli approfondimenti delle indagini, disposte dal gip nel corso dell’udienza di lunedì 6 marzo con la formulazione dei quesiti e l’estensione del periodo di osservazione, riteniamo francamente sconvenienti le dichiarazioni pubbliche rilasciate da alcuni periti nominati dal Pio Albergo Trivulzio durante le interviste alla stampa, volte a negare il senso stesso dell’inchiesta.
Dichiarazioni inopportune, innanzitutto, per la manifesta mancanza di rispetto verso i parenti delle vittime, parti lese coinvolte che non sono in cerca di una sommaria vendetta ma in attesa, attraverso la via processuale, di quel dovuto accertamento delle eventuali responsabilità penali per quanto accaduto.
Dichiarazioni inappropriate anche rispetto alla serietà del proprio ruolo professionale di consulente tecnico, seppure di parte, dal quale ci si aspetterebbe un impegnativo lavoro di studio degli atti (sono stati richiesti 6 mesi di tempo per fornire le relazioni finali rispondendo ai quesiti) prima di arrogarsi il compito di emettere giudizi tanto solerti quanto prematuri.
Dichiarazioni irriguardose, infine, nei confronti del giudice che ha respinto l’archiviazione avendo individuato negli atti dell’inchiesta numerosi elementi che evidenziavano irregolarità e lacune nelle procedure di sicurezza e nella gestione del rischio di contagio da parte della struttura.
Appurare la verità a fronte di un dramma che ha colpito l’intera comunità cittadina dovrebbe invece essere interesse di tutti, a partire dalle stesse parti chiamate a compiti di cura e protezione dei più fragili.
Ampi e dettagliati sono i quesiti stabiliti dalla Gip Marta Pollicino all’udienza del 6 marzo per l’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio.
I periti nominati dalla giudice e dalle parti dovranno: – individuare i soggetti positivi al Covid tra degenti e personale nel periodo esteso al 31 dicembre 2020; – valutare la conformità alle normative e la tempestività delle misure cautelari rispetto al contenimento del rischio di contrarre il virus; – confrontare i dispositivi e le misure di sicurezza conosciuti e raccomandati dalla comunità scientifica ed imposti dalle autorità competenti con quelli messi in atto e forniti dal Pat.
Un’udienza decisiva per Felicita si è tenuta ieri presso l’aula bunker, un passaggio importante sulla strada verso un processo che possa accertare le eventuali responsabilità penali in relazione ai numerosi decessi avvenuti al Pio Albergo Trivulzio durante i primi mesi della pandemia.
Siamo particolarmente soddisfatti perché l’oggetto della perizia è stato esteso e abbraccerà tutto il 2020 come avevamo richiesto. Lo studio dei contagi sarà sviluppato con una suddivisione dei reparti considerando sia i degenti, gli operatori, le lesioni e gli omicidi.
Dentro le mura del PAT, luogo in cui il diritto alla salute doveva essere tutelato al massimo, in una manciata di settimane hanno perso la vita più di 400 persone, e molte di più – tra 500 e 1000 ne contano i Consulenti Tecnici della Procura – si sono ammalate di Covid.
Nonostante, o forse proprio a causa della loro gravità, i fatti occorsi nel 2020 al PAT e nelle altre RSA rischiano di essere dimenticati, cancellati dalla memoria dei media e degli amministratori, dell’opinione pubblica e, alla fine, anche dalla giustizia.
L’Associazione Felicita non può rimanere in silenzio davanti a questo tentativo di rimozione collettiva. Un tentativo che ha trovato sponda nel 2021 con il decreto Cura Italia emanato dall’allora governo Draghi che, con l’introduzione dello scudo penale per gli operatori sanitari, prevedeva come motivo di esclusione dai casi di colpa grave la scarsa disponibilità delle risorse e delle conoscenze necessarie per far fronte alla pandemia.
Nascondersi dietro l’imprevedibilità e la mancanza di conoscenze di fronte a eventi che riguardano i rischi della salute comunitaria è un segno di irresponsabilità da parte della politica ma anche di tutti i soggetti preposti proprio alla sua tutela.
Dopo tutto quello che è successo in Lombardia durante il Covid, speravamo che le elezioni regionali potessero rappresentare un’importante occasione per cambiare il modello di gestione degli anziani nelle RSA, e difendere i loro diritti. Invece continuiamo ad assistere purtroppo a candidature al Consiglio regionale che vanno nella direzione opposta.
Come la candidatura nella lista civica Fontana dell’avv. Luca Degani, che, in quanto presidente di Uneba Lombardia, rappresenta gli interessi privati dei gestori delle Rsa, spesso in conflitto di interesse con la difesa dei diritti degli anziani, dei loro familiari e del personale.
In modo speculare a quanto avvenuto sul fronte opposto con la candidatura, a capo della Lista Civica che sostiene Pierfrancesco Majorino, di Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario di una delle maggiori strutture private lombarde quale è il Galeazzi, questa campagna elettorale conferma che dietro i diversi slogan si nasconde la stessa logica di difesa degli interessi delle potenti lobby sanitarie private. Garantite comunque dalla loro rappresentanza in Regione, chiunque delle parti vinca
Il Fatto Quotidiano 14.01.2023 – Intervista al Presidente di Felicita, Alessandro Azzoni
Felicita ha mantenuto sempre l’assoluta indipendenza e neutralità rispetto alle parti politiche perché la difesa dei diritti degli anziani nelle Rsa, dei loro parenti e del personale che li cura, rappresentati dalla nostra associazione, deve essere un compito che riguarda trasversalmente i partiti, i sindacati e le amministrazioni pubbliche di qualsiasi colore.
In questa campagna elettorale per la Presidenza della Regione Lombardia non intendiamo quindi schierarci a favore (o contro) nessuno dei candidati in corsa. Non possiamo tuttavia ignorare che entrambe le parti mettono anche questa volta in campo le logiche di una politica lontana dal vissuto delle persone reali, dal sentire dei cittadini. Una politica che nasconde il nulla dietro le promesse.
Come è scontato, la giunta uscente difende la bontà del suo operato con una narrazione totalmente auto-asssolutoria delle proprie responsabilità durante la gestione della pandemia, ignorando i fatti e negando la verità dei morti (abbiamo tutti ascoltato le parole di Gallera da Formigli).
Da parte loro, le forze che ora chiedono il voto ai lombardi in nome di un progetto di riforma della sanità e di garanzia dei diritti dei più fragili, in questi anni criticavano la Regione ma si astenevano dal prendere posizione su quanto accadeva quando si trattava di non disturbare la propria parte politica.
Che si trattasse di non disturbare il governo Draghi quando introduceva lo scudo penale per tutti, anche per i manager delle Rsa, o del Ministro della Salute che in nome dell’emergenza non obbligava le Rsa a rispettare i decreti del governo, o della Giunta Sala che avrebbe dovuto esercitare il suo dovere di controllo almeno nelle Rsa a partecipazione pubblica – nulla è stato detto o fatto, allora, da coloro che oggi si presentano come il prossimo cambiamento.
Troviamo ora a dir poco curioso leggere il nome di Fabrizio Pregliasco a capo della Lista Civica che sostiene il candidato del Pd. Quel Pregliasco chiamato nel 2020 con il ruolo di risolutore della crisi di immagine del Pio Albergo Trivulzio, e al quale i parenti degli anziani morti hanno rivolto, durante un incontro chiesto da Felicita, molte domande sui fatti rimaste sempre senza risposta. Quello stesso che abbiamo visto, durante la presentazione dei risultati della Commissione istituita per verificare la Gestione Emergenza Covid-19 presso il Pio Albergo Trivulzio, difendere l’operato della Regione, di ATS Citta Metropolitana e della stessa struttura di cui era consulente in carica.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Ancora una volta, i tanti parenti di anziani morti o contagiati in una struttura che avrebbe dovuto proteggerli, i tanti operatori sanitari che sono stati testimoni di quanto avveniva durante quel tragico periodo, i tanti cittadini che a distanza di quasi tre anni hanno un familiare isolato e sacrificato in una Rsa, sanno di non potersi aspettare nulla da questa politica.
20.12.22 – Fanpage.it – Intervista al Presidente di Felicita, Alessandro Azzoni
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