Quando i periti parlano prima di fare la perizia

Al di là della nostra soddisfazione per gli approfondimenti delle indagini, disposte dal gip nel corso dell’udienza di lunedì 6 marzo con la formulazione dei quesiti e l’estensione del periodo di osservazione, riteniamo francamente sconvenienti le dichiarazioni pubbliche rilasciate da alcuni periti nominati dal Pio Albergo Trivulzio durante le interviste alla stampa, volte a negare il senso stesso dell’inchiesta.

Dichiarazioni inopportune,  innanzitutto, per la manifesta mancanza di rispetto verso i parenti delle vittime, parti lese coinvolte che non sono in cerca di una sommaria vendetta ma in attesa, attraverso la via processuale, di quel dovuto accertamento delle eventuali responsabilità penali per quanto accaduto.

Dichiarazioni inappropriate anche rispetto alla serietà del proprio ruolo professionale di consulente tecnico, seppure di parte, dal quale ci si aspetterebbe un impegnativo lavoro di studio degli atti (sono stati richiesti 6 mesi di tempo per fornire le relazioni finali rispondendo ai quesiti) prima di arrogarsi il compito di  emettere giudizi tanto solerti quanto prematuri.

Dichiarazioni irriguardose, infine, nei confronti del giudice che ha respinto l’archiviazione avendo individuato negli atti dell’inchiesta numerosi elementi che evidenziavano irregolarità e lacune nelle procedure di sicurezza e nella gestione del rischio di contagio da parte della struttura.

Appurare la verità a fronte di un dramma che ha colpito l’intera comunità cittadina dovrebbe invece essere interesse di tutti, a partire dalle stesse parti chiamate a compiti di cura e protezione dei più fragili.

Foto da: servizio TG LA7 – 6 marzo 23